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- Autore: Valeria Garbo
- Pubblicato: Aprile 26, 2022
- Categoria: Arredamento
Pumi e teste di moro: alla scoperta della tradizione italiana
La ceramica italiana è conosciuta nel mondo in tutte le sue sfaccettature, per il design tanto quanto per la lunga storia che si porta alle spalle. Ogni oggetto è il ricordo di leggende che parlano di amore, di destino, di buon auspicio ma anche di rispetto per la società, per evitare la sfortuna.
Tra i complementi più amati degli ultimi anni ce ne sono sicuramente due: le teste di moro ispirate alla tradizione siciliana e i tipici pumi pugliesi. Oggetti perfetti per chi non si accontenta della moda del momento, ma vuole mostrare con l’arredamento l’amore che ha per questa terra.




La leggenda delle teste di moro
Storia, amore, passione e un finale alquanto macabro. Dietro alle teste moresche, icone indiscusse della Ceramica di Caltagirone e dell’intera Sicilia, si celano leggende più che millenarie.
La più famosa ci porta all’anno 1000, a Palermo. Si racconta che un mercante saraceno, un moro quindi, si innamorò di una bella fanciulla siciliana, innescando con lei una storia d’amore tanto passionale quanto breve. L’uomo era infatti sposato e dopo qualche giorno sarebbe dovuto tornare in patria, da moglie e figli.
In un impeto di rabbia e di gelosia la ragazza lo uccise nel sonno, tagliandogli la testa e utilizzandola come vaso per piantare del basilico, considerato l’erba dei re (dal greco Basilikos). I vicini di casa, inebriati dal profumo della pianta, iniziarono a creare in terracotta teste simili per i loro balconi, con le fattezze di una fanciulla e di un moro.
Una ulteriore versione è – se possibile – ancor più tragica. Secondo questa leggenda una fanciulla bianca e benestante e un uomo di colore di umili origini si innamorarono follemente, andando contro ogni “norma” della società del tempo.
La famiglia di lei, adirata, li punì entrambi con la decapitazione, esponendo le teste sul davanzale come monito per tutti i passanti.
Esiste anche una versione letteraria, scritta da Boccaccio e ispirata a un’ancor più antica leggenda siciliana. La storia di Lisabetta da Messina è quella narrata da Filomena nella Giornata IV, novella 5 del Decamoron. La vicenda si dipana tra amori clandestini e sotterfugi, con un finale decisamente tragico.
Insomma, nessuna delle leggende ha il lieto fine fiabesco al quale siamo stati abituati, ma porta con sé tutta la passione alla quale da sempre ricolleghiamo la Sicilia e la sua antichissima storia.
Il cachepot, un complemento senza tempo
Al giorno d’oggi le ceramiche ispirate alle teste di moro sono un complemento d’arredo apprezzato in tutto il mondo, grazie al loro tratto distintivo e ai colori accesi e subito in grado di attirare l’attenzione.
L’utilizzo rimane però quello di un tempo: il cachepot. Questo termine deriva dal Francese Cache-pot, nascondere un vaso. Si tratta infatti di un contenitore esteticamente piacevole dentro il quale viene inserito il vaso stesso. La differenza sostanziale? Il cachepot non ha fori sul fondo per drenare l’acqua e permette in questo modo di non rovinare i mobili con l’umidità.




I pumi pugliesi, simbolo di ricchezza e prosperità
I pumi pugliesi sono uno dei simboli indiscussi della Regione, con una storia più che secolare alle spalle.
Il nome deriva dal latino pomum, ovvero frutto. Si tratta di un elemento decorativo che richiama le divinità romane, che le famiglie nobili pugliesi sfoggiavano sui propri palazzi barocchi per mostrare il proprio prestigio.
Il bocciolo avvolto nelle foglie di acanto veniva ulteriormente impreziosito attraverso l’incisione del proprio stemma araldico, mostrando così ancor di più la propria ricchezza.
Quello che un tempo era un oggetto del desiderio a esclusiva dei nobili (a causa del costo della ceramica) è diventato negli anni un elemento tipico della cultura pugliese, che si acquista o regala come buon auspicio. Perfetto quindi come dono a chi si è appena trasferito in una nuova casa o come bomboniera, tanto per il matrimonio quanto per il battesimo!